Sleep

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Se la bellezza è nella semplicità questo brano e questa interpretazione sono pura bellezza. Sono confuso da tanta semplicità, essenzialità, suoni arcaici, che ricordano forse quelle ninne nanne che tutti abbiamo dentro di noi da qualche parte, come se fossimo nati con quelle note nel cuore.

Sleep baby sleep
I don’t mind if you leave;
We will part in our dreams, let them come.

Così dormi, dormi, non mi interessa se vai via, saremo nei nostri sogni, dormi

And I watch as he wards off the dark.
With the gift that the sun gave him.
And I learn from the moon what we are;
All alone.
But alone in a sea of lonely stars.

Yeah, he’s got the stars, but they’ve got their own
Solar systems.

E la luna sempre questa luna ci insegna quello che siamo, soli, in un mare di stelle solitarie.

So baby glow

PS lei è una giovanissima e preziosa cantante folk scozzese, credo di essere intimamente innamorato di lei, della sua voce scarna, del modo di pronunciare le parole e dell’essenzialità della sua chitarra.
Forse nella vita quello che ci occorre è questa essenzialità, questo ritorno alle cose belle, semplici e piene di anima.

Buona notte a tutti.

The moon is a harsh mistress

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“Mi sto lavando i denti in bagno a Gjogv, accendo la radio sopra il lavandino, ascolto il giornale radio con metà orecchio e intanto guardo la mia faccia al centro dello specchio. Si trasforma di giorno in giorno. Qualche giorno più di altri. Non molto, naturalmente, ma se osservi con attenzione, se ti alleni, ti concentri, sarai in grado di distinguere le minuscole metamorfosi della pelle, la ruga sulla fronte che si è modificata nel corso della notte, fosse anche solo di mezzo millimetro. Ma tu lo vedi. Se ti eserciti. I tuoi contorni che diventano più sottili, il profilo più vago. Ma non sei ancora scomparso del tutto. Ci vuole tempo. Anni. Però scompari. Scompari a te stesso, diventi un altro ogni giorno che passa. Non sei più quello che eri un tempo. Le microscopiche cellule che compongono il tuo viso sulle fotografie che i tuoi genitori tengono appese in soggiorno non ci sono più, sostituite da nuove. Non sei più quello che sei. Eppure sono sempre qui, gli atomi si scambiano di posto, nessuno può controllare le acrobazie dei quark. Idem con quelli che ami. Che a una velocità quasi insensibile ti si sbriciolano tra le braccia, e tu vorresti poter afferrare qualcosa di durevole in loro, stringere lo scheletro, aggrapparti ai denti, alle cellule cerebrali, ma non puoi, perchè è quasi tutta acqua a cui è vano pensare di tenersi stretti. Così ogni traccia svanisce, poco a poco. E più tardi svaniscono le tracce che si sono lasciati dentro, le case in cui hanno abitato, i disegni fatti per te, le parole che hanno scritto sui foglietti perduti. I ricordi che ti restano e anche quelli alla fine perdono aderenza, come vecchia carta da parati, e col tempo questo globo al margine di una galassia totalmente periferica, dove un giorno sarà impossibile rispondere alla domanda, c’è mai vissuto qualcuno qui? Ha mai abitato qualcuno qui? Sulla terra? Questo sto pensando.” Che ne è stato di te Buzz Aldrin

Tutto cambia, che noi vogliamo o meno. Tutto cambia in ogni momento della nostra vita, in noi ed in quelli che ci stanno intorno, il tempo ha velocità diverse, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, alla dimensione umana.

Per me quest’anno ho visto passare in poche settimane diversi anni, è come se quegli anni si fossero stratificati e fossero passati tutti in una volta, eppure non è così, micro cambiamenti ci sono stati ogni giorno, la crisi ha semplicemente reso visibili tutte queste micro fratture che si sono verificate nella mia vita.

Ho imparato diverse cose, e di nuovo impara chi vuole imparare, a costo di sofferenze tremende, ho imparato che la sensibilità è un dono meraviglioso che ho ricevuto, la sensibilità non deve servire a ricattare chi si ha di fronte, siamo tutti fragili e siamo tutti in modalità diverse sensibili, la mia sensibilità non è superiore a quella di un’altro, ogni volta che mi sono fatto del male alla fine….. lo devo solo a me stesso, non ad altri. Ognuno arriva dove lo facciamo arrivare, le cose acquisiscono il peso che vogliamo acquisiscano.

Non è una conquista da poco, e la visione relativa delle cose, se si allarga l’orizzonte temporale una perdita diventa così piccola ed insignificante nell’economia dell’universo, fatto di perdite continue, di continua trasformazione.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Tutto si trasforma, quello che è oggi, è frutto di una trasformazione, l’amore finito si trasforma, l’amore perso si trasforma, le persone perdute si trasformano.

Noi  stessi siamo il frutto di continue trasformazioni consapevoli o inconsapevoli, indotte, auto indotte. Inutile rammaricarsi per il cambiamento, il cambiamento è un sinonimo di universo, le cose acquisiscono forme diverse e semplicemente basta prenderne atto, al momento in cui si può farlo, un secondo prima del momento giusto si rischia di impazzire, un secondo dopo il momento giusto si impazzisce allo stesso modo, per tutto il resto c’e’ la psicoterapia 🙂 o una mastercard

See her how she flies

Golden sails across the sky
Close enough to touch
But careful if you try
Though she looks as warm as gold
The moon’s a harsh mistress
The moon can be so cold

Once the sun did shine
Lord, it felt so fine
The moon a phantom rose
Through the mountains and the pines
And then the darkness fell
And the moon’s a harsh mistress
It’s so hard to love her well

I fell out of her eyes
I fell out of her heart
I fell down on my face
Yes, I did, and I — I tripped and I missed my star
God, I fell and I fell alone, I fell alone
And the moon’s a harsh mistress
And the sky is made of stone

The moon’s a harsh mistress
She’s hard to call your own.

Offtopic, ma non realmente. Radka Toneff è una delle cantanti europee più brave di sempre, mi commuove, mi tocca, mi entra dentro. E’ morta suicida a soli 30 anni, con una sensibilità estrema, per motivi sconosciuti, che per me sono talmente evidenti nelle striature della sua voce, da risultare “fastidiosamente crudeli”.

Tristano ed Isotta

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Io non sono di qui. Non appartengo a questa terra dove sono nato; e nella vita si impara, impara chi vuole imparare, che nessuno appartiene alla terra dov’e’ nato, dove l’hanno messo al mondo. Che nessuno e’ di nessun posto. Alcuni cercano di mantenere l’illusione e si costruiscono nostalgie, sensi di possesso, inni e bandiere. Tutti apparteniamo ai luoghi dove non siamo stati prima. Se esiste nostalgia, e’ per le cose che non abbiamo mai visto, per le donne con cui non abbiamo mai dormito, e per gli amici che non abbiamo avuto, per i libri non letti, per i cibi nella pentola ancora non assaggiati. Questa e’ la vera e unica nostalgia.

Paco Ignacio Taibo II – Ombre nell’ombra

Credo che nel preludio di Tristano ed Isotta di Wagner, interpretato da Bernstein ci sia tutta la nostalgia di vita che è raccontata qui sopra. La nostalgia per le cose che non sono ancora avvenute, e non per quelle passate. La nostalgia di infinito, quella che risuona nei violini del preludio.

Che succedono cose strane, aperture non previste e non volute, paesaggi inesplorati, notti insonni, sguardi, tocchi e incroci, risate e pianti. Con lentezza, senza esagerazioni e senza angelicazioni o dannazioni. Non dimentico, non allontano, includo e rendo onore alla bellezza che so esserci stata.

E mi riscopro spontaneo, nudo, senza barriere, lascio entrare nelle stanze più intime nonostante quel dolore al centro del petto. E scopro che i mostri che pensavo le popolassero sono dei cucciolotti, che si lasciano coccolare e prendere in giro e trovo la stessa disponibilità a farmi entrare senza finzione nella realtà più cruda e vera.

Ed è strano sentirsi e non definirsi, sentire di essere quello che non sapevo di essere, o meglio avevo dentro di me da qualche parte ma non riuscivo a far uscire. E forse tutto questo dolore a qualcosa è servito e serve, e tutte le battaglie da solo, sul lettino, a casa, sono servite a qualcosa, un cambiamento è avvenuto, un cambiamento in cui ancora non mi riconosco ma che è un dato di fatto, esiste e non posso far finta che non esista. Impara chi vuole imparare.

E quello che succede nel presente viene dalla luce del passato, guardarsi oggi significa percepire la luce di quello che non è più, e quello che non è più fa vivere il presente.

E sento quella nostalgia per la vita, una nostalgia positiva, fatta di presenza e desiderio, fatta di verità e semplicità. Se mai fossi in grado di esprimere le sensazioni che provo, forse sarebbero vicine a quelle di questo Tristano ed Isotta. Sono un anima inguaribilmente romantica, idealista ed appassionata. E forse sto imparando a capire che questa è la mia salvezza non la mia dannazione.

(PS, io credo davvero che questo preludio sia tra le pagine di musica più belle mai scritte da un essere umano, e credo l’interpretazione di Bernstein le renda ancora più belle)

Malouf

Ed ecco l’ultima arrivata, adorabilmente strabica.  siamo insieme da pochissimo da settembre dello scorso anno. Nel pieno del mio annus horribilis ho sentito il bisogno di una nuova pelosetta e lei non si è fatta attendere. Anche lei trovata giù in puglia nelle campagne, era un tipico caso felino, gengivite cronica, magra, non mangiava, disperata, ed affettuosissima.

Come facevo io a non prenderla con me? E’ arrivata e si è dimostrata subito una gattina di carattere, cucciola, vivace, si fa rispettare anche dal grande capo bianco ed ha preso possesso con semplicità dei territori.

L’ho curata, la curo come un esserino speciale e fragile, la sua gengivite è molto migliorata, e piano piano ci stiamo conoscendo ed imparando a volerci bene, ha preso senza pensarci troppo il posto tra i miei piedi a letto dove dorme tutta la notte ronfando beatamente.

L’ho chiamata Malouf perchè in quel periodo stavo consumando le registrazioni di un trombettista libanese che si chiama Ibrahim Malouf e perchè il nome ha il sentore di strega e lei mi ricorda una piccola adorabile strega.

 

Amazing Grace

Una delle cose belle del suonare il piano è navigare nel gospel, rimango un bianco che prova a suonare il gospel, ma io godo e tanto basta.

E amo il ruggito che il piano può produrre, le note basse che ti entrano dentro e quelle esili e cristalline degli acuti con il rassicurante registro medio.

Troppe cose dovrei dire e capire, e non mi sento in grado di articolare il caos in parole. Non sto male, ad ogni modo.

Amazing grace how sweet the sound
That saved a wretch like me.
I once was lost but now I’m found.
Was blind but now I see.
‘Twas grace that taught my heart to fear
And grace my fears relieved.
How precious did that grace appear
The hour I first believed.
When we’ve been there ten thousand years
Bright shining as the sun
We’ve no less days to sing God’s praise
Then when we first begun.
Amazing grace, how sweet the sound
That saved a wretch like me.
I once was lost, but now I’m found.
Was blind, but now I see

Nausicaa

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Nausicaa è la mia terza gatta sta con me dal 2009. Trovai in campagna lei con altri gattini alcuni suoi, altri non suoi che aveva adottato. Mi fece tanto tenerezza questa gatta, così ospitale.

In particolare si era affezionata ad una gattina meravigliosa che purtroppo diedi via insieme ai suoi cuccioli (me ne sono pentito). Comunque questa sua commovente ospitalità mi spinse a chiamarla come la Nausicaa dell’odissea simbolo dell’accoglienza.

E’ una gatta di una dolcezza disarmante, è un cuore a forma di gatta, timida, riservata, paurosa, attaccatissima a me, mamma gatta per antonomasia, ogni sera appena mi metto a letto, lei sbuca fuori da qualche parte e prende il posto migliore accanto a me, inizia a fare delle fusa rumorosissime e aspetta che io prenda sonno, poi magicamente sparisce di nuovo.

Ha catturato il mio cuore con costanza, con perseveranza, con dolcezza, un pochino ogni giorno, purtroppo non va molto d’accordo con fjodor che non l’ha mai veramente accettata, amica di pelliccia di Giulian però con cui è inseparabile.

A lei dedico Roy Hargrove Everybody wants to be a cat

Lei sapeva del silenzio che sarebbe venuto poi

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Marina di Pietrasanta Marzo 2017

Lei sapeva del silenzio che sarebbe venuto poi
per questo gli chiedeva “abbassa la voce”
pensava che se le parole si fossero fatte
simili al silenzio la loro assenza sarebbe stata
più lieve come un bisbigliare oltre una porta chiusa
o come qualcuno che senti muoversi nella stanza accanto.

“Cambia tono” diceva a lei lui che non capiva,
e confuso rallentava il passo, cercava un riparo
da quell’estate improvvisa, dall’assalto dell’inatteso.
Ma fu in quella luce stinta che cominciò a sentire
che le cose a volte implodono, senza implorare altro,
e tornano in se stesse e stanno affini al silenzio.
Così cedette e abbassò la voce tanto che tacque.

Lucianna Argentino

On Air : Black is the color of my true love’s hair mia versione ricordando Nina Simone

Logical Song

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Il jazz è potente perchè riesce a dare vita a canzoni che la vita l’avevano persa. O meglio poichè il jazz è un linguaggio musicale che si evolve, ancora vivo, quando una canzone di anni prima viene riletta acquista nuova vita, come aggiungere parole ad un dizionario. Ed ogni volta che un interprete jazz visita una canzone, potrebbe scoprire angoli nuovi, rileggendola in un modo inedito perfino migliore delle intenzioni dell’autore.

Logical Song una canzone dei Supertramp, testo incredibile, rivisitata dal pianismo eclettico di Brad Mehldau e dalla voce di Fleurine, con un tempo dispari, prende nuova vita e questo arrangiamento coglie il senso esistenziale del testo, meglio dell’originale.

Se lo leggete con attenzione è un testo tanto incentrato sulle domande della vita, la perdita della felicità e della spensieratezza dell’infanzia, per imparare ad essere sensibili, logici, responabili, pratici, in un mondo dove essere dipendenti, clinici, intellettuali e cinici.

Livellati sulla media e non avrai problemi nella tua vita, tutta la scuola è finalizzata all’azzeramento delle diversità, le eccezioni in bene ed in male avranno vita difficile, non viene insegnata l’arte di accettare le proprie diversità come una benedizione, come la propria peculiarità, ma si cerca di trasmettere un pensiero uniforme. Anche in famiglia non viene se non in rari casi incentivata l’arte di essere se stessi oltre le medie, oltre il pensiero dominante.

Tante cose imparate per uccidere la parte “folle” e non rispondente ai criteri di normalità di ognuno di noi, imparare a controllare le emozioni, imparare a non fidarsi, imparare a non sentire la propria anima ed alla fine chiedersi di notte, quando tutti dormono, ma io chi diavolo sono, se nemmeno io lo so, chi può saperlo al posto mio, e le persone che pensano di avermi amato, chi hanno amato se nemmeno io so chi veramente sono e tutti i santi giorni cerco di uccidere la parte che mi hanno insegnato non essere gradita a questo mondo.

Se ti ribelli, vieni chiamato radicale, liberale, fanatico in alcuni casi anche criminale (e non è un’esagerazione), basta rinunciare a se stessi e diventare dei vegetali, rispettabili.

Ecco, le meraviglie delle canzoni, sono nascoste ovunque, in una canzone apparentemente fricchettona di fine anni 70 di un gruppo rock progressive.

E’ inutile io tessa le lodi di Brad Mehldau, il suo pianismo è una delle cose più nuove ed incredibili che ci siano state nella fine degli anni 90. Non è facile essere riconoscibili dopo 2 note sul pianoforte, ecco lui quando suona, dopo due note hai capito chi è. Trasversale, tagliente, idee parallele si inseguono su quei tasti, poliritmi, armonie ardite, aperture melodiche inaspettate. La voce di fleurine semplice è quello che ci vuole per galleggiare su questo tappeto di armonia,  e per gustare fino in fondo la bellezza di questa canzone di introspezione universale.

When I was young, it seemed that life was so wonderful,
A miracle, oh it was beautiful, magical.
And all the birds in the trees, well they’d be singing so happily,
Joyfully, playfully watching me.
But then they send me away to teach me how to be sensible,
Logical, responsible, practical.
And they showed me a world where I could be so dependable,
Clinical, intellectual, cynical.

There are times when all the world’s asleep,
The questions run too deep
For such a simple man.
Won’t you please, please tell me what we’ve learned
I know it sounds absurd
But please tell me who I am.

Now watch what you say or they’ll be calling you a radical,
Liberal, fanatical, criminal.
Won’t you sign up your name, we’d like to feel you’re
Acceptable, respectable, presentable, a vegetable!

At night, when all the world’s asleep,
The questions run so deep
For such a simple man.
Won’t you please, please tell me what we’ve learned
I know it sounds absurd
But please tell me who I am.

Giulian

2016-12-29 15.25.21

(Post ad alto contenuto di glucosio…. astenersi diabetici, divento completamente acritico quando parlo di lei)

Beh non posso fare figli e figliastri e dedicherò un post ad ognuno dei 4 pelosetti della famiglia. Lei è Giulian, trovata nelle campagne pugliesi nel 2008, l’ho sentita miagolare in una legnaia era piccola e disperata, appena l’ho presa in braccio ha iniziato a fare le fusa e mi ha starnutito sulla faccia riempiendomi di muco…. insomma amore a prima vista. L’ho curata, portata su a Pisa ed è diventata la meraviglia di gatta che vedete qui sopra.

Se con Fjodor il rapporto è alla pari, con lei sono decisamente in sua balia, mi guarda ed io non capisco più nulla, credo di esserne innamorato… , mi parla in continuazione, in un modo tutto suo, piccoli miagolii frequenti, interrogativi, cerca il contatto con me, forse avrei dovuto chiamarla Ombrina, perchè è la mia ombra, ma decisi di chiamarla Giulian come il re lemure di madagascar, perchè era ipercinetica e mi faceva ridere con quegli occhi e quel musino.

Lei è la regina di casa, veramente è la luce dei miei occhi, è stata la seconda gatta della mia vita, e quella che mi ha veramente insegnato quanto in profondità si possa andare nel contatto di anime, uomo gatto. Solo io conosco come è lei veramente, riserva a me la comunicazione, l’affetto incondizionato, i suoi aspetti buffi e mi fa sentire veramente speciale, in un modo tutto suo di cercarmi e di farmi sentire come il suo punto di riferimento.

Fjodor l’ama, quando arrivò ebbe qualche mese di antipatia, ma poi lei è diventata l’udito che fjodor non ha, la segue quando arrivo a casa, la segue se si muove, insomma è diventato uno spiritello guida anche per il fantasmino bianco.

E’ una gatta in pace con l’universo, contemplativa, comunicativa, sensibile, se sono giù di morale lo capisce, mi viene vicino, mi guarda e cerca di rassicurarmi. Ah dimenticavo dormiamo spesso vicini, abbracciati, o zampa nella zampa.

A lei dedico questa composizione di Mal Waldron e Jacky Mclean, elegante come lei, poi posterò i brani che ho dedicato ad ognuno di loro appena arrivati (un po come i saami che compongono il joik del nuovo nato)