La cattedrale sui tetti

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Stanotte sono in Puglia per lavoro, mi piace tornare nella mia Puglia, così per un paio di giorni, con sempre questa strana sensazione addosso.

Mi piace venire a Trani a dormire, perchè è un posto unico, quella cattedrale sul mare, che già lo scorso anno avevo visitato, e questo silenzio su un tetto, con questa aria autunnale. E sentire che tutto dentro si placa, i rumori, i dolori, le ansie, tutte sospese in questa notte autunnale su un tetto da solo, a guardare questa meraviglia di fronte, ad ascoltare solo qualche cane in lontananza accarezzato da un’arietta fresca autunnale.

A volte ho la tentazione di ritornare in questa terra, sempre questa ricerca delle radici della casa, chissà che prima o poi non lo faccia, adesso le condizioni ci sarebbero anche per farlo. Magari una casa con un tetto come questo in cui passare del tempo a guardare il cielo, ad ascoltare il vento, a ritornare in contatto con me stesso.

Volver,
Con la frente marchita,
Las nieves del tiempo
Platearon mi sien.
Sentir, que es un soplo la vida,
Que veinte años no es nada,
Que febril la mirada
Errante en las sombras
Te busca y te nombra.
Vivir,
Con el alma aferrada
A un dulce recuerdo,
Que lloro otra vez.

Monte Serra

Il monte serra, i pisani lo conoscono bene. Io non sono di Pisa, in un certo senso lo sono diventato con gli anni. E questo monte ha sempre rappresentato per me qualcosa di speciale. Da quando studiavo all’università, spesso la notte, mi piaceva prendere la macchina, la mia fantastica Uno Sting color carta da zucchero, e salire sul monte, passando da La Gabella, Calci, Pieve 3 colli, fino ad un bellissimo spiazzo sul monte. E passavo il tempo anche ore, in compagnia di animaletti notturni che ogni tanto venivano a farmi visita, volpi, ricci, gatti selvatici, gufi, stelle, musica e pensieri.

Tante notti ho passato li, ed alcuni momenti tra i più belli della mia vita, li ho trascorsi li con una persona che ho amato tanto. E tante cene negli agriturismi sul monte con gli amici.  Le foto alla cometa Hale Bopp al perielio nel 1997, incontri estemporanei per le strade di montagna, luci, odori, freddo.Pisa vista da quella prospettiva è ancora più bella, a volte puoi fare finta che sembri Los Angeles, come in strade perdute di David Lynch e come nella foto che posto, fatta una serata di quest’estate che ho ancora una volta trascorso su quel monte da solo.

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Una figura che potete vedere anche nello sfondo di questo blog, presenza costante ma discreta di questa meravigliosa città che è Pisa.

Qualche giorno fa è bruciato tutto, l’inizio è stato subdolo, ero in giro per la città Lunedì ed all’improvviso abbiamo sentito uno strano odore acre di fumo, la luna era arancione e pioveva cenere. In pochi minuti abbiamo realizzato che c’era un incendio. Ci siamo precipitati a guardare passando per La Gabella, Calci ed abbiamo visto le fiamme alte, fucsia, che minacciavano la Certosa di Calci, le persone che cercavano di rientrare di corsa in casa, per prendere qualcosa, o salvare i propri animali, i volontari della Protezione Civile, iniziare il lavoro durissimo.

Ed il vento, c’era un vento crudele che spingeva le fiamme, e le ha spinte tutta la notte, fiamme certamente accese da mano crudele e spietata, approfittando di un vento altrettanto crudele, e le fiammo giù dai cristalli, verso montemagno, calci, caprona, vicopisano, la lombardona.

Troppo violento per essere controllato senza mezzi aerei, una notte passata inquieto a guardare ed annusare il fumo di quella distruzione. Ci vuole tanto tempo per costruire, così poco per distruggere, siamo fatti così noi uomini, quello che la natura con pazienza costruisce, boschi, vite, ecosistemi, in anni, secoli, noi lo distruggiamo in minuti, ore, giorni. E la mattina dopo alle sei sentire il rumore degli aerei che provavano a spegnere il rogo.

Ho pianto, lacrime vive, di disperazione, per un luogo del cuore, se le lacrime che hanno versato molti pisani fossero state canalizzate verso il monte, probabilmente quell’incendio lo avremmo spento. Animali morti, alberi bruciati, uliveti distrutti, aziende rase al suolo. 1200 ettari di bosco bellisimo andati in fumo, 15 anni previsti per riavere il bosco.

Vi lascio alcune delle immagini più crudeli che ho visto su questo incendio, molto trascurato dai media nazionali, profondamente inciso nel cuore dei pisani e di tutti i toscani dei dintorni che quel monte lo vedono tutti i giorni. Ed ho capito che si appartiene ad un posto non per diritto di nascita, ma per le esperienze che hai fatto in quel posto e mai mi sono sentito appartenere tanto ad una comunità, ad un posto come questa volta, il disagio fisico, il dolore che ho provato per questo scempio, me lo hanno dimostrato plasticamente. My heart is in the highland.

 

Here there and everywhere

Le canzoni dei beatles, sono pazzesche, ce ne sono alcune che sembrano talmente naturali da pensare che siano esistite da sempre.

Questa è una delle mie preferite. Racconta l’amore, in maniera delicata, ed alla fine davvero

Knowing that love is to share
Each one believing that love never dies

L’amore è condivisione e credere reciprocamente che l’amore non possa morire pur sapendo che non è così. E sperare hoping to be there.

Se poi il pianista è un giovanissimo Esbjorn Svensson, allora la canzone diventa ancora più bella senza essere stravolta, da un disco del 1993 della cantante Lina Nyberg.

Here, making each day of the year
Changing my life with a wave of her hand
Nobody can deny that there’s something there
There, running my hands through her hair
Both of us thinking how good it can be
Someone is speaking, but she doesn’t know he’s there
I want her everywhere
And if she’s beside me I know I need never care
But to love her is to need her everywhere
Knowing that love is to share
Each one believing that love never dies
Watching her eyes and hoping I’m always there
I will be there
And everywhere
Here, there and everywhere

Altair e Vega

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La luna sopra Pisa il 30 Aprile 2018

Vega, Altair e Deneb sono tra le stelle più luminose del nostro cielo, insieme formano quello che è definito il triangolo estivo.

C’è una leggenda bellissima che narra la storia della principessa tessitrice (Vega) ed il guardiano dei buoi (Altair).

Zhinù figlia dell’imperatore e regina del cielo era un’abile tessitrice, ogni giorno tesseva arazzi meravigliosi con il suo telaio celeste, perfino le nubi correndo nel cielo, si fermavano ad ammirare il suo lavoro.

Una sera d’estate, di quelle meravigliose in cui il cielo è sospeso e l’aria tiepida e profumata, stanca dal suo lavoro, mentre riposava vicino ad un ruscello, ascoltò una musica dolcissima provenire da lontano. Incuriosita, si immerse nel fiume e vide sulla sponda opposta il giovane Niulang, il guardiano dei buoi che suonava il flauto per riposarsi dalle fatiche del suo lavoro. I due iniziarono a conoscersi e cominciarono a cantare e suonare insieme.

Ogni giorno da quel momento, Zhinù raggiunse Niulang sul fiume per cantare con lui, come potete immaginare si innamorarono e decisero di sposarsi. L’abito di Zhinù era magnifico fatto di gocce di rugiada e da luce di stelle. La notte del loro matrimonio fu la notte più luminosa mai vista sulla terra, la stella tessitrice Vega splendeva come non aveva mai fatto per celebrare questo evento.

Talmente il loro amore era grande che dimenticarono qualsiasi incombenza terrena ed il loro lavoro. Il cielo inizio ad offuscarsi perchè Zhinù non tesseva più albe e tramonti con il suo telaio celeste ormai abbondanato. Niulang non custodiva più i suoi buoi che girovagavano e si addentravano nelle costellazioni vicine dello “Stato meridionale e Settentrionale”. Gli dei si adirarono per questo comportamento, in particolare la regina del cielo, madre di Zhinù in quanto un bue era entrato nella sua camera da letto facendo cadere le spille d’argento per i capelli sul pavimento.

La regina prese una spilla disegno con essa un tratto lungo il ruscello vicino al palazzo generando un fiume d’argento, la via Lattea, decidendo di separare i due giovani dai due lati della via lattea.

Zhinù disperata, riprese però a tessere le sue trame celesti, illuminando di nuovo il cielo. Il padre, l’imperatore del cielo, impietosito da tanto dolore decise che i giovani potessero incontrarsi una sola volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese del calendario unisolare, attraverso un ponte fatto di gazze che in quella notte permettono a Vega di raggiungere Altair.

Si narra che le persone che il giorno dopo l’incontro dei due amanti, scorgono le gazze, potranno notare il loro manto arruffato, segno che Vega ha attraversato il ponte per incontrare il suo amore. Durante il resto dell’anno Vega tesse ed intreccia i colori del cielo, Niulang (Altair) pascola i suoi buoi, sognando il momento in cui finalmente potranno incontrarsi di nuovo per quel breve momento fugace di eternità.

« Le foglie di bambù frusciano
vicino le gronde ondeggiando
Le stelle luccicano
granelli d’oro e argento
Le strisce di carta dai cinque colori
ho già scritto
Le stelle luccicano
e ci guardano dal cielo. »

On Air: Solamente una Vez

No potho reposare

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Pisa una notte di primavera 2017

Una delle canzoni d’amore più belle di sempre, costruita a tavolino, nel 1920 dal compositore sardo su una poesia scritta nel 1915. Io ci sento dentro tanta cultura musicale italiana, monteverdi e tutte le corde di una nostalgia innamorata. Non trovo  una parola che possa raccontare questa sensazione, non lo so, in italiano credo non esista la descrizione di un sentimento così. Stavo leggendo un libro che si chiama “Atlante delle emozioni” e descrive 150 emozioni di diverse culture che abbiamo provato o che non sappiamo di aver provato o che non proveremo semplicemente mai. Lo trovo delizioso, fa capire quanto siano soggettive le parole e le emozioni, legate alla cultura, al tempo, alla situazione. E le emozioni indicibili che mi provoca questa melodia, non hanno una parola, forse io la chiamerei nostalgia di infinito, come il quadro di Dechirico. Ascoltando una melodia bella e perfetta come questa ci si interroga sulla distonia tra il reale e il raffigurato dell’arte. Il cervello vede la bellezza, quella vera pesante e conosce la bruttura, ed in certo senso questa bellezza è consolante, questo amore a distanza, che impedisce il riposo, nel desiderio, nella mancanza dolce diventa universale e senso di vita.

Non potho reposare amore ‘e coro
Pensende a tie so donzi momentu
No istes in tristura, prenda ‘e oro.
Ne in dispiachere o pensamentu
T’assicuro ch’ a tie solu bramo
Ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.

Si m’essere possibile d’anghelu
S’ispiritu invisibile piccabo.
Sas formas e furabo dae chelu
Su sole e sos isteddos e formabo.
Unu mundu bellissimu pro tene
Pro poder dispensare cada bene.
Unu mundu bellissimu pro tene
Pro poder dispensare cada bene.

T’assicuro ch’a tie solu bramo
Ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.
T’assicuro ch’a tie solu bramo
Ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo

Non Potho Reposare Pisa 20 Gennaio ore 6.30 del mattino

Se non la conoscete fatevi un regalo ed ascoltatela nella versione di AlDiMeola e Andrea Parodi, ce ne sono tante versioni in giro, ma questa ha qualcosa di veramente profondo e lirico e universale.

 

Tonada de luna llena

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Ho scelto questa vita, ho sempre scelto anche quando sono rimasto bloccato incapace di scegliere. Ho scelto, a volte senza pensare , a volte pensando troppo e ponderando tutte le possibilità. Alla fine ho capito che non esiste una scelta giusta ed una sbagliata, ci sono scelte, possibilities. Ogni scelta apre la porta di un cambiamento possibile, incroci, fugaci.

Salto come una trottola da una città all’altra ieri firenze, cena ad arezzo, rientro a Pisa. Oggi Milano, domani Milano, Venerdi’ Roma, Sabato Livorno. Ho l’energia di un furetto, la curiosità di un gatto. Ho i miei punti fermi, la mia casa, i miei gatti, i miei sentimenti, la mia musica, i miei libri, i miei amici, la mia notte e la mia luna.

A volte mi sento stanco, ma è come se non sapessi far altro che muovermi e cambiare, e forse finchè si cambia c’è vita.

Le notti in cui abbiamo dormito è come se non fossero mai esistite. Restano nella memoria solo quelle in cui non abbiamo chiuso occhio: notte vuol dire notte insonne.

Emil Cioran

In un certo senso le notti mi sono sempre state affini, da quando ero piccolo, mi sembrava che di notte le interferenze degli altri fossero meno presenti, il silenzio fosse più intenso, gli odori più forti. E mi piaceva studiare di notte al liceo ed all’università. Anni di musica notturna poi mi hanno proprio condotto nel mondo della notte a parlare, suonare, pensare. E di notti insonni ne ho avute tante, ma proprio tante, sia per pensieri “troppo grandi per un uomo solo”, che per cose belle, e per studiare, leggere, suonare, ascoltare, fare l’amore.

L’ho già raccontato di quel rapporto tutto mio con la luna, da quando ero piccolo e gridavo affacciato alla finestra voiooo luna, agli studi di astronomia alla luna romantica quella di leopardi e dei romantici alla luna di notte trasfigurata di Schoenberg.

E rimango un po così inguaribile romantico notturno, lunare, con questo forte desiderio di comunicare più di quello che solitamente riesco, con la mia curiosità, il mio continuare a cambiare, come se il mio destino fosse il cambiamento continuo.

On Air: Tonada de Luna Llena ( canzone tradizionale dell’ecuador) Gennaio 2018

Equilibri

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Livorno Terrazza Mascagni 1 Gennaio 2018

C’è in me una nostalgia di qualcosa che non esiste nella vita e nemmeno nella morte, un desiderio che su questa terra niente appaga, fuorché, in certi momenti, la musica, quando evoca le lacerazioni di un altro mondo.

Emil Cioran (Quaderni)

Ed è così anche per me, realmente solo nella musica si abbattono le barriere verso un mondo altro, un’altrove di infinito che le note riescono a farci intravedere.

Ho iniziato l’anno, realmente oggi e sono sveglio a notte fonda, un pochino di ansia per quello che è successo, un po di malinconia per ciò che è stato, tanta curiosità per ciò che potrà essere. In equilibrio tra forze contraddittorie.

“This great system of tonal controls was perfected and codified by Bach…whose genius was to balance, so delicately and so justly, these two forces of chromaticism and diatonicism. Forces that were equally powerful and presumable contradictory in nature.”
—Leonard Bernstein

BWV 999

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E’ notte alta e sono sveglio, ore 2,45 Pisa

Credo nel Dio di Bach, un dio giusto che dispiega la sua potenza sul pentagramma. Nel mondo creato dal Dio di Bach, non esiste posto per l’ingiustizia, per la violenza, per la crudeltà. Intendiamoci, il Dio di Bach è duro, non ammette variazioni ai programmi, non ammette imperfezioni, ma è giusto, se lo segui, sarai ricompensato.

Ecco il mio progetto per il nuovo anno è quello di ritornare alla scoperta di Bach, non solo ascoltandolo, ma suonandolo, fin dove arrivo e dove non arrivo studiare per arrivarci. Questo anno è stato cruciale, difficile, ma i risultati spesso ripagano degli sforzi fatti per raggiungerli. Intendiamoci sono sempre io malinconico, pensieroso, riflessivo, ma più consapevole ed a volte anche girovagando di solo di notte sento comunque forza e determinazione nelle cose che sento.

Certo se il Dio di Bach governasse realmente questo sgangherato mondo, le cose probabilmente sarebbero diverse, le persone direbbero la verità, non ci sarebbero le violenze piccole e grandi che ci riserviamo tutti i giorni, avendo voglia di vedere una persona, basterebbe seguire un orbita e si arriverebbe a trovare quella persona, le richieste di scuse verrebbero accettate con le braccia aperte, per ogni lacrima ci sarebbe una carezza, per ogni abbandono un incontro, per ogni morte una vita. Non è così ci sono anche altri Dei che governano questo nostro mondo, il dio della termodinamica è crudele e impietoso, l’entropia aumenta, e tutti i nostri tentativi di arginare la trasformazione franano impietosamente, e forse proprio per questo c’è bisogno di questo Dio giusto, di quei mondi fatti di orbite e meccanica celeste delle passioni che rappresenta Bach.

Inizio da qui, con un po di inquietudine dentro

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Schizzi del BWV 999 Preludi in Do Minore Bach

Ugly Beauty

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Londra 26 Ottobre

Sono a Londra per lavoro, questa città mi provoca sempre sensazioni contrastanti. Ugly Beauty appunto, c’è qualcosa di primitivo ed ancestrale in tutto questo sfoggio di modernità.

Non credo questo mondo mi appartenga, in generale, il mondo del capitalismo quello crudele, quello spietato. E io sono cosi’ idealista eppure concreto, un capitalista socialista.

Discorsi complicati stasera con il mio collega, sulla vita, sulla morte, sull’amore, birra, e luci. Domani conferenza e poi 3 giorni a Dublino da turista. Forse il trucco della vita è semplicemente vivere, lasciando ogni pensiero di aspettattiva e previsione all’omino delle previsioni del tempo.

Vieni sulla spiaggia
e ascolta il respiro
del mare,
lascia le tue paure
e abbandonati
nel ritmo eterno
delle onde.

Siediti sulla sabbia
e guarda l’orizzonte
la luce dell’infinito,
scaccia il tuo male
e abbraccia
l’amore profondo.

Dammi la mano
e chiudi gli occhi
dimentica
i tuoi pensieri
e senti il battito
del mio cuore
la musica della vita!

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Santa Severa 16 Ottobre Pure Beauty

 

Time after time

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Incroci – Lungomare di Taranto Settembre 2017

Time after time, è sempre stata una delle mie ballate preferite, forse da quando la riprese Miles, e comunque ha segnato uno dei periodi più felici della mia vita.

Ieri sera ho rivisto un film di quell’epoca Prima dell’alba, storia di un amore improvviso e forse confinato in una notte. I dialoghi sono densi non li ricordavo così

Io credo che se esiste un qualsiasi Dio, non sarebbe in nessuno di noi, né in te, né in me, ma solo in questo piccolo spazio nel mezzo. Se c’è una qualsiasi magia in questo mondo, dev’essere nel tentativo di capire qualcuno condividendo qualcosa. Lo so, è quasi impossibile riuscirci, ma… che importa, in fondo? La risposta dev’essere nel tentativo.

Sono un idealista è vero, ma adoro e continuo a farlo questo tentativo, ed è bellissimo, l’unico senso vero di questo mondo è quella magia che si sprigiona in modo inspiegabile tra due persone, quel tentativo di superare il limite, nello spazio tra due persone. Ne sono convinto anche io, la risposta a questa vita è in quel tentativo. Sono grato a me stesso per essere ancora in grado di tentare e di crederci.