Anima senza angoli

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L’autunno mi fa sempre una strana impressione. Aria dolce, aria crudele. La freschezza, la preparazione della natura al letargo inveranle, celano allo stesso tempo la sospensione e la rigenerazione della vita. Sarà questa alternanza tra arancione ed azzurro, tra caldo e freddo, tra sensazioni piacevoli e nostalgia a rendermi sempre un po complicato questo periodo dell’anno.
E questo autunno è ancora più strano, si mi sento spopolato, anima senza angoli, sovraesposto e fragile, cerco testimonianze, cerco prove di essere ancora in questo mondo. Il vento dentro di me soffia impetuoso, spazza via le valli desertificate, gli angoli ancora popolati da una vegetazione clemente, visioni di un tempo autunnale. Anima smussata, ancora e perennemente alla ricerca della tua, e scava un solco, profondo di consapevolezza, luce e crepuscolo di questo autunno, desiderio perenne di riverberi, di una luce che si accenda e vibri dentro questo mondo.
“But i miss you most of all my darling, when the autumn leaves start to fall”

Here there and everywhere

Le canzoni dei beatles, sono pazzesche, ce ne sono alcune che sembrano talmente naturali da pensare che siano esistite da sempre.

Questa è una delle mie preferite. Racconta l’amore, in maniera delicata, ed alla fine davvero

Knowing that love is to share
Each one believing that love never dies

L’amore è condivisione e credere reciprocamente che l’amore non possa morire pur sapendo che non è così. E sperare hoping to be there.

Se poi il pianista è un giovanissimo Esbjorn Svensson, allora la canzone diventa ancora più bella senza essere stravolta, da un disco del 1993 della cantante Lina Nyberg.

Here, making each day of the year
Changing my life with a wave of her hand
Nobody can deny that there’s something there
There, running my hands through her hair
Both of us thinking how good it can be
Someone is speaking, but she doesn’t know he’s there
I want her everywhere
And if she’s beside me I know I need never care
But to love her is to need her everywhere
Knowing that love is to share
Each one believing that love never dies
Watching her eyes and hoping I’m always there
I will be there
And everywhere
Here, there and everywhere

Particles

Una scala bianca, una luce nordica fredda, andamento circolare, gli archi su un’altra scala, un suono asciutto e morbido.

Ed all’improvviso

Here I am
Floating in emerald sea
Keep me dancing
Keep me as still as can be

Malinconia pura, quella solitaria Islandese, riempie lo spazio con quella luce tutta particolare che filtra dalle finestre. Ed il suo irresistibile stare indietro sul tempo, crea tensione, ed aspettativa di qualcosa che non esiste ed è solo uno spazio mentale.

E siamo particelle, piccole particelle indissolubilmente legate tra di noi, da ragioni spesso sconosciute ed insondabili. I volti non si guardano, ognuno sembra suonare per sè, ma il risultato è per tutti.  Particelle singole, ma connesse. Il disco si chiama Island Songs, 7 giorni, 7 posti unici in islanda, 7 video imperdibili, tutti caratterizzati da questa introspezione, questa malinconia del nord. Tutte da guardare ed ascoltare, lasciandosi attraversare dalla pace, dalla solitudine e dalla bellezza che tracimano impetuose da queste piccole perle audio visuali.

E poi

And I try
And I try
But it feels like wasted

 

Altair e Vega

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La luna sopra Pisa il 30 Aprile 2018

Vega, Altair e Deneb sono tra le stelle più luminose del nostro cielo, insieme formano quello che è definito il triangolo estivo.

C’è una leggenda bellissima che narra la storia della principessa tessitrice (Vega) ed il guardiano dei buoi (Altair).

Zhinù figlia dell’imperatore e regina del cielo era un’abile tessitrice, ogni giorno tesseva arazzi meravigliosi con il suo telaio celeste, perfino le nubi correndo nel cielo, si fermavano ad ammirare il suo lavoro.

Una sera d’estate, di quelle meravigliose in cui il cielo è sospeso e l’aria tiepida e profumata, stanca dal suo lavoro, mentre riposava vicino ad un ruscello, ascoltò una musica dolcissima provenire da lontano. Incuriosita, si immerse nel fiume e vide sulla sponda opposta il giovane Niulang, il guardiano dei buoi che suonava il flauto per riposarsi dalle fatiche del suo lavoro. I due iniziarono a conoscersi e cominciarono a cantare e suonare insieme.

Ogni giorno da quel momento, Zhinù raggiunse Niulang sul fiume per cantare con lui, come potete immaginare si innamorarono e decisero di sposarsi. L’abito di Zhinù era magnifico fatto di gocce di rugiada e da luce di stelle. La notte del loro matrimonio fu la notte più luminosa mai vista sulla terra, la stella tessitrice Vega splendeva come non aveva mai fatto per celebrare questo evento.

Talmente il loro amore era grande che dimenticarono qualsiasi incombenza terrena ed il loro lavoro. Il cielo inizio ad offuscarsi perchè Zhinù non tesseva più albe e tramonti con il suo telaio celeste ormai abbondanato. Niulang non custodiva più i suoi buoi che girovagavano e si addentravano nelle costellazioni vicine dello “Stato meridionale e Settentrionale”. Gli dei si adirarono per questo comportamento, in particolare la regina del cielo, madre di Zhinù in quanto un bue era entrato nella sua camera da letto facendo cadere le spille d’argento per i capelli sul pavimento.

La regina prese una spilla disegno con essa un tratto lungo il ruscello vicino al palazzo generando un fiume d’argento, la via Lattea, decidendo di separare i due giovani dai due lati della via lattea.

Zhinù disperata, riprese però a tessere le sue trame celesti, illuminando di nuovo il cielo. Il padre, l’imperatore del cielo, impietosito da tanto dolore decise che i giovani potessero incontrarsi una sola volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese del calendario unisolare, attraverso un ponte fatto di gazze che in quella notte permettono a Vega di raggiungere Altair.

Si narra che le persone che il giorno dopo l’incontro dei due amanti, scorgono le gazze, potranno notare il loro manto arruffato, segno che Vega ha attraversato il ponte per incontrare il suo amore. Durante il resto dell’anno Vega tesse ed intreccia i colori del cielo, Niulang (Altair) pascola i suoi buoi, sognando il momento in cui finalmente potranno incontrarsi di nuovo per quel breve momento fugace di eternità.

« Le foglie di bambù frusciano
vicino le gronde ondeggiando
Le stelle luccicano
granelli d’oro e argento
Le strisce di carta dai cinque colori
ho già scritto
Le stelle luccicano
e ci guardano dal cielo. »

On Air: Solamente una Vez

The moon over mtatsminda

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In un CD di Jan Garbarek, all’improvviso appare una strana composizione, suonata dall’orchestra e cantata da una strana voce in una lingua completamente incomprensibile.

Eppure quella melodia ha qualcosa di veramente potente dentro, e si scopre che Mtatsminda è una montagna georgiana e che l’autore, direttore d’orchestra e cantante nel disco è Jansug Kakhidze, il più grande probabilmente direttore d’orchestra georgiano e le parole sono di un poeta georgiano direi abbastanza sconosciuto a noi occidentali ovvero Galaktion Tabidze.

Sembra che Garbarek dopo aver ascoltato la registrazione mentre stava producendo il CD Rites, sia stato folgorato dalla bellezza magnetica che si sprigiona dalla melodia.

Nel libretto che accompagna il (bellissimo) CD Garbarek stesso afferma:

Ascoltando il pezzo ­fui così immediatamente colpito ed emozionato che spontaneamente dissi: “Possiamo metterlo sul mio album?” Al di là dalla sua assoluta bellezza, sentii quella musica vicina a me su più livelli. C’era qualcosa nel timbro della voce e nel modo semplice e diretto di cantare che mi ricordò fortemente il modo in cui cantava mio padre quando io ero bambino. Persino il fatto che il testo fosse in una lingua che non capivo evocò in me memorie di mio padre, che cantava nel suo polacco natale, che io purtroppo non ho mai imparato. E comunque il profondo senso di gioia e di gratitudine verso la vita che emana da quella performance era per me chiarissimo.

 

Ed anche per me è sempre stato lo stesso ed ho provato a suonarla. Lascio anche l’originale che è assolutamente evocativa e capace di smuovere corde primordiali.

Casta Diva

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Oggi faceva freddo, il cielo era grigio, di neve. Una giornata pigra sento un puntino nero dentro, cerco di relegarlo in un angolino, ignorandolo. Ho trascorso la giornata facendo cose concrete, studiando, progettando un impianto audio multi stanza per casa, suonando, sistemando casa e ovviamente prendendomi le mie buone dosi di coccole da parte dei pelosi di casa.

Il periodo è intenso, criptico e complicato, grandi cambiamenti all’orizzonte, e come sempre prima di una tempesta c’è la quiete, e poi sono metereopatico, soffro di sbalzi dell’umore, il vento troppo forte, il grigio mi predispongono in uno stato di malinconia accentuata, che devo assolutamente contrastare in qualche modo, di solito appunto finendo in attività ad alto impegno mentale o fisico.

E sono giorni che ho in testa Casta Diva, penso che avrei dato qualsiasi cosa per scrivere un’aria così bella. E’ di una bellezza disarmante e dedicata alla luna, che come sempre ha un ruolo importante nella mia vita.

Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel
Tempra, o Diva
Tempra tu de cori ardenti
Tempra ancora lo zelo audace
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel
Fine al rito, e il sacro bosco
Sia disgombro dai profani
Quando il Nume irato e fosco
Chiegga il sangue dei Romani
Dal Druidico delubro
La mia voce tuoner
Cadr punirlo io posso
Ma, punirlo, il cor non sa
Ah! bello a me ritorna
Del fido

On Air Casta Diva 25 Febbraio

Silencio

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Loro stanno così ed io suono.

Duermen en mi jardín
Las blancas azucenas, los nardos y las rosas
Mi alma muy triste y pesarosa
A las flores quiere ocultar su amargo dolor

Yo no quiero que las flores sepan
Los tormentos que me da la vida
Si supieran lo que estoy sufriendo
Por mis penas llorarían también

Silencio, que están durmiendo
Los nardos y las azucenas
No quiero que sepan mis penas
Porque si me ven llorando morirán

Silencio
(Silencio)
Que están durmiendo
(Que están durmiendo)
Los nardos
(Los nardos)
Y las azucenas
No quiero que sepan mis penas
Porque si me ven llorando morirán
Porque si me ven llorando morirán

On Air: Silencio 14 Gennaio 2018

Maniac

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Dublino Howth Cliffs 30 Ottobre 2017

La musica e la spiritualità sono la stessa cosa
perchè la musica non ha concretezza, non si vede.
Non si tocca. Però ci entra dentro.
E un’idea di musica
che non tenga presente la trascendenza
mi fa molto fatica accettarla.

Riccardo Muti

On Air: Maniac mia versione piano solo

Steely Dan

La musica è stenografia dell’emozione
Emozioni che si lasciano descrivere a parole
con tali difficoltà sono direttamente
trasmesse nella musica, ed in questo
sta il suo potere ed il suo significato

Tolstoj

Pochi gruppi hanno veramente inciso profondamente nella storia della musica contemporanea come gli Steely Dan. Ero a Dublino e per caso, per puro caso ho visto che c’era un concerto degli Steely Dan alla 3Arena. Non ci ho pensato su due volte ed ho trovato due biglietti sul circuito secondario, di una data che non doveva esistere, ma dopo il pienone del 28 Ottobre è stato deciso di fare un nuovo concerto il 30.

Devo fare una premessa, gli Steely Dan erano Walter Becker e Donald Fagen, dico erano perchè Becker è morto il 3 settembre. Questo tour mondiale è stata quasi una consacrazione del gruppo e probabilmente il concerto che ho visto è una pietra miliare, probabilmente l’ultimo degli Steely Dan almeno nella forma in cui erano conosciuti. Il microfono lasciato sul palco, solo, il clima di estasi che c’era sul palco.

Ecco io un concerto così non l’ho mai visto, credo sia stato il più bel concerto a cui abbia mai assistito, musica intensa, anche sofisticata, gli Steely Dan aperti dai Doobie Brothers, e ti rendi conto di quanto sia diverso suonare per mestiere e suonare per trasmettere qualcosa. Gli Steely Dan hanno queste tessiture incredibili di fiati, voci, armonie sofisticate, ritmiche travolgenti, non c’e’ mai stato niente di così “Americano” nella storia della musica Americana.

Donald Fagen è famoso per la sua meticolosità, per la perfezione del suono, il disco The Nightfly, il primo registrato completamente in digitale, rimane tuttora il disco probabilmente meglio registrato della storia della musica contemporanea. Se volete testare un impianto, usate quel disco.

Il concerto, beh, è difficile dare un giudizio, troppe emozioni, mie, e troppe emozioni su quel palco, e troppe emozioni per un pubblico che in Italia è impossibile, saranno i fiumi di birra, sarà uno strano legame che si percepiva tra il palco e la gente, un po avanti con gli anni, che è cresciuta con quella musica, saranno quei brani che a me hanno cambiato la vita, Babylon sisters, Kid Charlemagne, Reeling with the Years, un batterista che letteralmente spostava tonnellate di energia, il carisma di Fagen, quasi un Ray Charles bianco, che dominava dal suo Fender Rhodes la musica, con il cuore pieno di chi vuole rendere onore all’amico di una vita.

Sono felice di aver partecipato a questo concerto, felice di aver sentito il potere della musica, la gioia di condividere vita, sogni, gioia durante un concerto, aver ritrovato l’emozione che avevo perso di ascoltare musica vera, che viene dal profondo. Non credo ci sarà un evento talmente potente, nella storia della musica degli Steely Dan e sono tremendamente felice di aver partecipato casualmente all’ultimo concerto del tour, e probabilmente all’ultimo concerto almeno in questa forma di questo magnifico progetto sonoro che sono stati e sono gli Steely Dan.

 

Ugly Beauty

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Londra 26 Ottobre

Sono a Londra per lavoro, questa città mi provoca sempre sensazioni contrastanti. Ugly Beauty appunto, c’è qualcosa di primitivo ed ancestrale in tutto questo sfoggio di modernità.

Non credo questo mondo mi appartenga, in generale, il mondo del capitalismo quello crudele, quello spietato. E io sono cosi’ idealista eppure concreto, un capitalista socialista.

Discorsi complicati stasera con il mio collega, sulla vita, sulla morte, sull’amore, birra, e luci. Domani conferenza e poi 3 giorni a Dublino da turista. Forse il trucco della vita è semplicemente vivere, lasciando ogni pensiero di aspettattiva e previsione all’omino delle previsioni del tempo.

Vieni sulla spiaggia
e ascolta il respiro
del mare,
lascia le tue paure
e abbandonati
nel ritmo eterno
delle onde.

Siediti sulla sabbia
e guarda l’orizzonte
la luce dell’infinito,
scaccia il tuo male
e abbraccia
l’amore profondo.

Dammi la mano
e chiudi gli occhi
dimentica
i tuoi pensieri
e senti il battito
del mio cuore
la musica della vita!

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Santa Severa 16 Ottobre Pure Beauty