Ho ritrovato nel passato questa mia interpretazione, è di qualche anno fa, aveva un suo significato, raramente le cose che suono sono scollegate dai miei sentimenti, per me la musica funziona così. Recentemente qualcuno mi ha detto che non ama la musica, come si può fare un’affermazione così ampia e così netta.
La musica è una galassia è un linguaggio, universale, dimenticato nel suo potere. Suonare dal vivo (ancora lo faccio) spesso è un’esperienza mortificante, perchè la gente non sa ascoltare, è isolata dalla bellezza e dalla propria interiorità.
E se qualcuno ama me, deve amare la musica, perchè nel mio caso la musica occupa una dimensione enorme del mio io, o almeno esserne curioso ed aperto a condividere questo mondo.
Ricordo che la suonai dopo aver visto il raggio verde di Rohmer, un film delicatissimo che parlava di interiorità, di solitudine costruttiva, ingenua e decisamente idealista.
È meglio vivere sognando un ideale che adattarsi a una mediocre realtà, capisci, e perdere ogni speranza.
Il Raggio Verde
Non sono sicuro sia così, forse quella di Rohmer era una provocazione, in parte la mediocre realtà fa parte della commedia di cui parlavo nel post precedente.
Certo scendere a compromessi, troppo a compromessi, fa perdere ogni speranza, e gli ideali, sono appunto ideali ed in quanto tali irragiungibili.
Ci sono però infinite sfumature tra ideale e mediocrità. La ricerca dell’ideale nel senso di ricerca di miglioramento della propria condizione credo sia il fine ultimo della vita, la consapevolezza che l’ideale in quanto tale sia irragiungibile deve comunque consentire di godersi le tappe del viaggio.
La dolce ingenua e solitaria ricerca della felicità e dell’amore di Delphine, nel film è forse la tendenza che dovremmo avere verso la ricerca dell’ideale senza cadere nella trappola della non vita.
Ho deciso di restare sola finché non avessi incontrato qualcuno che valesse veramente… Voglio dire, quando sei sola e vai con qualcuno così, per una volta, per avere un’ avventura… Cioè, ci si sente… Secondo me dopo ci si sente più soli di prima. Capisci, quando la sera poi ritorni a casa tua e sei appena andata a letto con un tizio qualsiasi e sai che non gliene frega niente e non frega niente neanche a te, e nessuno dei due ne ha ricavato niente, ecco, questo io lo trovo ancora più spaventoso che tenersi la propria solitudine. In questo senso, la solitudine diventa uno stile di vita, una regola, capisci?
E su questo sono veramente d’accordo, essere soli con qualcuno è tremendo, credo sia la forma di solitudine più crudele, meglio rimanere nella propria solitudine che cercarne sollievo in un’altra.
Il raggio verde, ed il cinema di Rohmer indagano in modo crudele le dinamiche dell’amore e dei sentimenti. E’ un film che dona speranza, in quel raggio verde.
…un raggio verde, ma di un verde meraviglioso, di un verde che nessun pittore può ottenere sulla sua tavolozza, un verde di cui la natura nè nella varietà dei vegetali, nè nel colore del mare più limpido, ha mai riprodotto la sfumatura!
Se c’è del verde in paradiso, non può essere che quel verde, il vero colore della speranza.”
Jules Verne
Chi vede il raggio verde riesce meglio a leggere nei propri sentimenti e in quelli altrui. Io credo davvero che il film sia un invito a riuscire a vivere la solitudine in maniera costruttiva anche un po ingenua, lasciando che in questo modo, osservando bene dentro se stessi, si riesca a cogliere quel fenomeno magico del raggio verde . Un raggio che ci permette di leggere e lasciar fluire i sentimenti lasciando quindi cadere le paure e le barriere, inclusa la paura di innamorarsi e lasciarsi andare.
On Air: Una mia versione del 2015 di Aver paura di innamorarsi troppo