C’e’ un arte giapponese magnifica che consiste nel riparare oggetti di ceramica rotti con l’oro. Il risultato e’ magnifico, unico, prezioso. E’ una metafora di quello che si puo’ fare con la passione, l’amore , la fantasia, la cura, l’esperienza e la sapienza.
Mi sono chiesto se fossi in grado di riparare la mia anima cementando le ferite con l’oro, con la passione, rendendole preziose e rendendo la mia anima più forte e non fragile. E se anche questa cosa si potesse applicare ad un rapporto, dove la comunicazione riesce a rinsaldare le inevitabili fratture.
E’ qualcosa che trascende l’idea attuale che abbiamo della vita, le cose non si riparano, si sostituiscono e così si sostituisce una persona, un rapporto, solo perchè sembra più semplice e perchè si trattano al pari di cose.
Ma cosa è più intenso un oggetto impreziosito dal lavoro paziente fatto con l’oro per renderlo ancora più solido o uno nuovo che inevitabilmente andrà incontro ad usura (non ci sono alibi per questo è il secondo principio della termodinamica).
Io ora sono una coppa blu, rotta in mille pezzi, sto generando da solo l’oro per ricostruire la coppa, lasciando con pazienza che le mani sapienti di qualcuno che l’oro lo sa utilizzare riportino la coppa non come era prima, ma meglio di prima. Mi sarebbe piaciuto applicare questo lavoro ad un rapporto ma per fare questa cosa bisogna essere in due, altrimenti la magia non riesce e ci si ritrova col doppio dei cocci.
Io non ti sostituisco..ti seguo.
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Grazie Paola, apprezzo lo sforzo 🙂
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:-))))))))
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anch’io tempo fa ci pensai… 🙂
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visto e complimenti per la manualità… se lo facessi io romperei tutto … sono tremendamente negato con la manualità tranne che per suonare il pianoforte 🙂
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beh, accomodare un vaso di coccio è molto più facile che suonare il pianoforte.. per accomodare il vaso basta prendere un trapano a punta fine e fare delle asole da cui poi passare i fili che ricuciono lo strappo 🙂
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Beh non sono cosi’ sicuro… se prendo il trapano io mando in frantumi il vaso e forse mi faccio anche del male fisico…
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daiiiii… hai il tocco del pianista, mica sei Rambo 🙂 Ci vuole delicatezza… 🙂
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Tempo fa scrissi un post dal titolo “Kintsugi? No, grazie” e ne spiegai i motivi.
Solo se ne vale davvero la pena, solo se non si è soli a ricucire, solo se si ha la certezza di avere una enorme quantità di “oro” da poter utilizzare. Le cicatrici non si cancellano, si possono accettare e mitigare, ma resteranno sempre punti dolenti di noi.
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Non si cancellano ma si valorizzano. Ed è vero non sempre e non a qualunque costo. Dipende da quanto è preziosa la coppa almeno per chi la ripara. Ciao
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