Finchè c’è musica devi danzare

Oggi va così, ho una strana sensazione dentro, non è piacevole.

Ho sbagliato l’orario di un appuntamento che avevo a Milano, credevo fosse alle 10 e sono già arrivato, invece era alle 14. La mia agenda fa quello che cazzo vuole, è fuori controllo.

“Che cosa devo fare?
– Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via con il resto. Così ti sei consumato a poco a poco. Perché? Perché l’hai fatto?
– Non lo so.
– Forse era più forte di te. O forse eri spinto a farlo da una specie di destino, non mi viene la parola…
– Tendenza? – provai a suggerire.
– Sì, tendenza. Anche se tu ricominci da capo, e riesci a rimettere a posto la tua vita, è probabile che tu rifaccia le stesse cose. È una tendenza. E quando si supera un certo punto, non si può più tornare indietro. È troppo tardi. Anch’io non posso più aiutarti. Io posso solo fare il custode di questo posto e collegare le cose. Non ho altri poteri.

E mi viene in mente prepotente questo libro che lessi qualche tempo fa, Murakami l’ho sempre sentito affine, dovevo tenere qualcosa da parte, invece ho lasciato pezzi ovunque e probabilmente mi sono consumato, un pezzettino dopo l’altro. E cosa rimane adesso? E quanto è vero occorre non rifare le stesse cose, il punto di non ritorno l’ho superato, abbondantemente. Ho anche un custode che cerca di collegare le cose senza altri poteri, ma per collegarle le cose bisogna vederle.

– Che cosa devo fare? – ripetei di nuovo.
– Come ti ho già spiegato, io farò di tutto per collegarti, – disse l’uomo pecora. – Ma questo da solo non basta. Anche tu devi fare la tua parte. Non puoi startene seduto a pensare. Se no non arriverai a niente. Capisci?
– Capisco, – dissi. – Ma che cosa devo fare, allora?
– Danzare, – rispose. – Continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che si saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno fermarsi.

E dio solo sa quanto mi sembri stupido danzare con questo peso dentro, e so bene che alla fine non devo chiedermi davvero cosa significhi, non c’è una risposta valida non lo so cosa significa e non lo sa nessuno. Eppure questa cosa la so bene, mentre suoni mica pensi a cosa significhi, semplicemente suoni e basta, se ti metti a pensare al significato e quello che fai, ti blocchi, la musica si ferma.

Anche se quello che fai può sembrati stupido, non pensarci. Un passo dopo l’altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra tutto sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano. Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro. – Danzare è la tua unica possibilità, – continuò. – Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch’io potrò darti una mano. Finché c’è musica, devi danzare!
Finché c’è musica, devi danzare! fece eco la mia mente”.

E sia, finchè c’è musica devo danzare, sembra una condanna, e sia. Sono in un’altro cerchio credo.

On Air, a blue version di You don’t know what love is registrata a casa mia qualche tempo fa con un amico, sempre blue.

 

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